CHI SONO

Mi chiamo Antonio Maoggi sono un fiorentino nato sotto le bombe dell’ultima guerra, da ragazzo avevo grandi sogni di scrivere, ma bisognava andare a lavorare per aiutare la famiglia e, questo è successo, però la passione è rimasta, ma lavoro, famiglia e figli me lo hanno impedito. Una volta libero come pensionato ho preso carta, penna ed ho cominciato a scrivere e non mi sono fermato più e tutt’ora sto scrivendo l’ultimo racconto. I miei lavori sono tutti inseriti in questo blog in basso sulla fascia lateralmente a destra e, se qualcuno fosse interessato, basta che lo comunichi, e tramite mail che vorrete cortesemente comunicarvi, invierò gratuitamente il racconto in formato PDF, poiché scrivere è fantastico, ma essere letto lo è ancora di più! mascansa@outlook.it

martedì 10 settembre 2024

RIFLESSIONI POST COVID DI UNO SPOSTATO

 COVID 19

Con l’inizio di un nuovo anno il 2020, abbiamo avuto una pandemia che ha costretto alla clausura tutto il mondo dagli Appennini alle Ande, cosa inenarrabile che comunque cercherò di spiegare come io l’ho vissuta.

Eppure di vicissitudini in settantotto anni della mia vita ne ho passate, anni sessanta, si inizia con il servizio militare di leva, cosa non augurabile a nessuno, in quegli anni della pace riconquistata dopo una guerra civile terribile, fare il servizio militare chiamato Naja (1) era come arruolarsi nella legione straniera.

Cibo immangiabile, la paga di 155 lire al giorno, liquidate ogni decade, notare che per un fumatore, un pacchetto di nazionali semplici, che chiamavo scherzosamente “Napoleon” per la “N” azzurra stampata sul pacchetto costava 220 lire, per cui neppure il pacchetto delle sigarette più infime dei Monopoli di Stato potevo permettermi.

Concludo dicendo che sono partito da casa con settanta chili e mi sono congedato con 63,500, il che più di ogni altra parola è indice di fame. (2)

Non avevo finito di riprendere il mio peso forma, che il quattro di novembre del 1966, l’Arno decise di mettermi alla prova, la mia piccola Fiat 500 che io chiamavo failand, (libera interpretazione dall’inglese five hundred), se ne andò via con la piena, mi ero sposato il quattro di agosto solo tre mesi prima, nemmeno il tempo di godere il ritorno dal viaggio di nozze con la moglie in stato interessante di tre mesi, che venni sommerso dalla melma.

Avevo ventiquattro anni, il più giovane del condominio, per cui nonostante avessi una paura della Madonna, toccavano a me e un altro giovane del primo piano (alluvionato), i servizi come quello di andare a recuperare acqua potabile con ancora l’H2O dell’Arno alla cintola, torbida e chiazzata di macchie scure della nafta fuoriuscita dai serbatori dei riscaldamenti centrali.

Passarono degli anni relativamente tranquilli, ma in Italia tranquilli non siamo stati mai, negli anni Sessanta il generale dei Carabinieri Di Lorenzo tentò un colpo di stato che fortunatamente morì in culla, poiché la democrazia ancora una volta aveva vinto.

Abbiamo avuto un presidente della repubblica che con la frottola di una pseudo invasione russa, aveva formato un gruppo segreto chiamato Gladio, scoperto solo perché un aereo dei cosiddetti “gladiatori” cadde, scoperchiando la pentola di un ulteriore tentativo destabilizzante.

Che dire del mio corregionale Licio Gelli? Un venerabile maestro di una loggia massonica deviata denominata P.2, anche questa loggia è appurato che cercava di potare l’Italia verso un ulteriore prova di golpe, morti sospette, stragi, bancarotte fraudolente e una lista di iscritti cosiddetti (3)  insospettabili, la gente ha la memoria corta, purtroppo anche molti miei coetanei, ma io no!

Abbiamo avuto e vissuto stragi tremende, di origine di estrema destra, purtroppo la risposta delle frange estreme della sinistra fu altrettanto violenta, si uccidevano per strada fra rossi e neri, non capendo di essere ambedue manovrati da dei burattinai in seno allo stato.

Furono chiamati anni di piombo quelli che andavano dagli anni sessanta agli ottanta, di cui il raggruppamento più eclatante furono le brigate Rosse che terminarono con l’uccisione di Aldo Moro, non so se questo gruppo era in buona fede, ma una cosa è certa furono infiltrati dai servizi segreti anch’essi deviati, che al soldo dell’America non volevano l’accordo fra Aldo Moro e Enrico Berlinguer che volevano far nascere un governo di centro sinistra.

Scusatemi se scrivo in maniera random, ma gli avvenimenti che si sono susseguiti sono talmente tanti, che faccio fatica a seguire una cronologia, solo la memoria mi aiuta, tutto (4) questo per far capire a chi mi legge che la vita di un italiano medio non è stata tutta rose e fiori; tutt’altro!

Era scoppiata una bomba in piazza Fontana a Milano all’interno della Banca dell’Agricoltura, doveva nascere il mio secondo figlio che venne alla luce solo diciassette giorni dopo, era il 12 dicembre 1969, la bomba era stata posta con il chiaro intento di uccidere, 17 morti e 88 feriti tanto da farla appellare con il nome: “la madre di tutte le stragi.”

Nel frattempo nel 1973 tutti a piedi, l’eterna guerra fra israeliani e paesi arabi, iniziò con l’aggressione dell’Egitto e della Siria nell’ottobre 1973, durò solo pochi giorni, con una netta vittoria di Israele.

Per ritorsione l’OPEC (Organizzazione Paesi Esportatori di Petrolio) dapprima fecero fare un’impennata al prezzo del greggio, seguita ulteriormente da un embargo petrolifero ai paesi considerati amici di Israele, fra cui c’era anche la nostra povera Italia.

Tutti in bicicletta a cavallo in monopattino o con i pattini a rotelle, quando finalmente il periodo di “Austerity” finì, si passò a viaggiare con le targhe alterne per il risparmio energetico, ma chi lavorava con l’automobile come me, doveva sottostare a lunghissime file ai distributori autostradali di carburante. Questa manganellata fra capo e collo, pose fine allo sviluppo economico dell’occidente chiamato il: “Boom economico.” (5)

Nel Maggio 1974, i neo-fascisti (ci sono le sentenze) misero una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti in Piazza della Loggia a Brescia dove si teneva un comizio contro gli attentati terroristici di matrice fascista.

Non passarono che pochi mesi, nell’agosto dello stesso anno nella notte, un attentato dinamitardo fece saltare un treno, l’Italicus, un internazionale che percorreva la tratta Roma – Monaco di Baviera; quando arrivò a San Benedetto Val di Sambro al confine fra Toscana ed Emilia, l’ordigno brillò provocando 12 morti.

Stando a quanto affermato nel 2004 dalla figlia Maria Fida, Aldo Moro, all'epoca Ministro degli Esteri, si sarebbe dovuto trovare a bordo di quel treno, ma pochi minuti prima della partenza venne raggiunto da alcuni funzionari del Ministero che lo fecero scendere per firmare alcuni documenti, questa storia fa pensare anche a chi non è un complottista che si è trattato dell’ennesimo attentato di (6) matrice neo-fascista che questa volta non ha voluto coinvolgere il ministro degli esteri.

27 giugno 1980 un aereo Douglas DC-9 dell’ex compagnia aerea ITAVIA, fu centrato da un missile e cadde in mare fra l’isola di Ponza e quella di Ustica, erano partiti da Bologna e dovevano atterrare a Palermo, ma le 81 persone compreso l’equipaggio, non arrivarono mai.

Un altro dei tanti misteri Italiani, forse questa era una faccenda internazionale che esulava dagli anni di piombo, fatto sta che comunque la verità quella vera non si è mai saputa.

2 Agosto 1980, stavo viaggiando in macchina verso Cervia dove erano già in albergo mia moglie Sandra e i miei due figli Michele e Spartaco, ero passato dalla montagna traversando l’appennino tosco – emiliano, quando in prossimità di Predappio, (mai luogo fu in sintonia con quanto stava accadendo), l’apparecchio radio antidiluviano (ricerca automatica), lo avevo appena riacceso poiché nei percorsi di montagna si può udire solo un fastidioso brusio.

Potevano essere al massimo le undici, quando mi dovetti fermare una voce scombinata di uno speaker diceva: “hanno messo una bomba alla stazione centrale di Bologna!” non nuovo a queste cose, ne erano accadute negli anni! Quindi pur non sapendo nulla di più di questa misurata notizia, pensai subito ad una tragedia.

E ne avevo ben donde 85 morti e 200 feriti un’ecatombe, sono state effettuate delle condanne di individui affiliati ai NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), ma ormai cosa certa che gli ideatori furono i servizi segreti con l’aiuto alla criminalità organizzata quale manovalanza a cui sicuramente fu garantita l’impunità. (7)

Non a caso il presidente del Consiglio era Francesco Cossiga, il cui nome veniva a galla tutte le volte che l’Italia subiva attentati terroristici, i depistaggi furono molteplici, la folla era inferocita si calmo solo all’arrivo del presidente della repubblica Sandro Pertini che piangente di fronte alle macerie mormorò: “Non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”

Finirono sotto inchiesta una ventina d’individui, ma nel 1981 la maggior parte di loro furono scagionati.

Queste erano le vicissitudini di questa povera Italia, un paese di segreti, corruzione e scorribande di ogni genere, che comunque erano al di fuori della mia cerchia (8)  d’influenza, anche si vi garantisco molto sentite, vissute e sofferte.

Ma questa mi è arrivata proprio sulla mia pelle, vuoi per scelte sbagliate o semplicemente per la congiuntura, mi sono trovato a quarant’anni disoccupato con due figli a carico, non posso e non voglio augurare neppure al peggiore dei nemici, di vivere una situazione come questa, anche se oggi purtroppo sono in tanti a provarla.

Nel 1970 mi sono iscritto ad un’associazione di volontariato e ho esercitato sino all’inizio della pandemia COVID, ne ho viste di tutte, ho toccato con mano la sofferenza, ho gioito con le puerpere che accompagnavo in maternità e mi sono rattristato quando qualcuno non sono riuscito a farlo arrivare vivo al primo pronto soccorso, ma questa è un’altra storia, bella e triste insieme, ma che non ha nulla a che vedere con dove voglio arrivare.

Comunque sia, ho vissuto per interposta persona alluvioni, terremoti e catastrofi di ogni genere, dove una politica che (9) non onora questa parola, ha lasciato molte incompiute assieme a macerie mai tolte! La catastrofe più vicina dovuta all’incuria è stata quella del ponte Morandi a Genova e scusate se è poco!

E finalmente (si fa per dire) siamo arrivati al tempo del colera, pardon Covid 19, vi sembra che un uomo che ha vissuto tante e tali vicissitudini appena saputa la cosa si sia impaurito? Naturalmente no!

Dimenticavo sono nato sotto le bombe e per un puro miracolo quando ero seduto sul vasino a fare la cacca a casa della nonna paterna, per un purò caso (si vede che non era giunta la mia ora) ho scansato il proiettile di un cecchino, (allora li chiamavano franchi tiratori) che dopo aver sfiorato l’inferriata della terrazza è andato a conficcarsi nell’armadino, per capirci quello dove si tenevano i piatti.

Pertanto quando ebbi la notizia della pandemia subito pensai all’ultima trovata del Grande Fratello (3) certo non quello di Mediaset, infatti, come potevo essere libero da questi pregiudizi, dopo una vita lunga come la mia dove ne ho viste di tutti i colori.

Mi sono dovuto ricredere la pandemia non era una trovata del Big Brothers, ma una cosa reale e non nascondo che un po' di paura l’ho avuta e buono buono mi sono messo in quarantena vivendo 24 h. con mia moglie dopo cinquantaquattro anni di matrimonio e sei o sette di fidanzamento, cosa non facile poiché quando la passione giovanile finisce rimangono solo i nodi al pettine.

Ho un hobby che ho scoperto quando sono venuto in pensione, lo scrivere! La passione l’ho sempre avuta tanto è vero che al lavoro mi chiamavano: “Il piccolo scrivano fiorentino” (4) riferito ai miei rapporti fiume, quindi una volta (10) libero da impegni lavorativi ho dato sfogo alla mia fantasia e durante la quarantena ho finito un poliziesco di trecentonovanta pagine “La squadra”.

Quindi fra dormire sino alle dieci, cucinare qualcosa, pomeriggi al PC e la TV sino alla mezza notte, hanno fatto sì che il tempo è passato, mi sono dilettato inoltre a fotografare con un teleobiettivo 80/200, la strada vuota sotto casa e i balconi dalla parte esterna.

Dal mio balcone vedevo e fotografavo chi faceva le faccende di casa e le più giovani che prendevano il sole in bikini, gioia per i miei vecchi occhi.

Ho rinunciato ad ascoltare i TG, solo uno al giorno perché la vera pandemia è stata la valanga di notizie ripetitive e con le varie sfumature a seconda della stazione che le metteva in onda; poi abbiamo avuto gli esperti in video, visibili tramite Skipe, l’esperto catastrofico e l’esperto rassicurante in una singolar tenzone per il predominio di chi era più qualificato a dare informazioni professionali.

All’inizio di questa disavventura sono stato invitato a rimanere a casa dall’associazione di volontariato dove prestavo servizio, l’ultima della serie dopo il mio inizio nel 1970, cinquanta anni esatti, mezzo secolo una vita!

Questo mi ha fatto sentire inutile e devo dire che ad oggi ni sento orfano di una cosa che ho espletato per anni, solo per una mera questione anagrafica, me ne farò una ragione, ma credo che non sarà facile.

Siamo nella fase tre ho potuto rivedere i miei nipoti e i miei figli e fare qualche commissione in città, ma sono sempre stato un uomo attivo, quindi non essendo ancora decrepito, dovrò cercarmi qualcosa da fare oltre alla letteratura. (11)

Da un mio amico di vecchia data volontario anch’esso, ero stato invitato a scrivere qualcosa su questa pandemia ma francamente avevo poco da dire ed ho avuto la crisi della pagina bianca.

Però devo dire che i pensieri mi si sono accalcati alla mente nelle tante ore libere, che mi hanno fatto fare una carrellata sul mio vissuto, cosa che ancora impegnato con il volontariato o con la scrittura, sarebbero rimasti imprigionati nella mia mente.

Per i torti subiti ho quasi un senso di colpa coloro che mi hanno fatto del male, sono tutti deceduti, giuro che non ho inviato nessun anatema, sarebbe presuntuoso pensare anche minimamente di avere questi superpoteri e se per una improbabile causa li avessi avuti, lungi da me augurare la morte a chicchessia.

Con questo anche io avrò fatto del male a qualcuno, ma questo e solo un problema fra me e la mia coscienza, comunque sia credo di non averlo mai fatto almeno coscientemente.

Un giorno fra quelli più brutti della mia vita ero appena uscito da una seduta di chemioterapia e mi stavo apprestando a tornare a casa, il cellulare squillò era il centralino del posto di polizia di piazza dei Ciompi a Firenze, ero convocato con urgenza per un colloquio come persona informata dei fatti, nessun’altra informazione.

Il pomeriggio stesso mi feci accompagnare da un mio parente che aveva l’autorizzazione a transitare nelle zone a traffico limitato e quel posto di polizia era ed è posizionato proprio in quella zona. (12)

 Entrando dentro passai attraverso un lungo corridoio gremito di poliziotti, finalmente in fondo mi trovai nell’ufficio di un giovane ispettore che cortesemente mi fece accomodare.

Mi fu imputato, di essere uno stalker, quindi ero diventato a un tratto imputato e non più persona informata sui fatti.

Secondo una denuncia precisa, dal mio cellulare erano partite ingiurie verso un signore di Matera, perplesso dissi che non ne sapevo niente e che cadevo dalle nuvole.

L’ispettore con fare inquisitorio mi disse che i cellulari oggi sono con la tecnica GSM 4.G, per cui non clonabili, quindi certamente ero io colui che infastidiva questo ipotetico signore.

Altrettanto perentoriamente dichiarai che GSM o non GSM, quelle telefonate non le avevo fatte, per cui ero pronto a fare una contro querela, inoltre chiesi all’ispettore se potevo parlare con l'individuo che mi accusava per chiarire questa incresciosa situazione.

Il mio interlocutore mi disse che non era possibile, allora il mio essere guitto scattò come per incanto e feci questa affermazione, impostando la voce come si addice ad un attore da strapazzo:

Ispettore le sembro un uomo che importuna un altro uomo che non ha avuto la fortuna di conoscere e che abita a quasi mille chilometri di distanza? Se era una donna la cosa poteva anche avere un senso, ma con un uomo, ma stiamo scherzando!

L’uomo che avevo davanti non abbassava la guardia insistendo, allorché chiesi di effettuare senza esitare una (13) controquerela, a questo punto il giovane chiuse la cartelletta della pratica cominciando a ciarlare del più e del meno e concluse dicendomi che potevo andare.

Tirando le somme quel colloquio non c’è mai stato, infatti nonostante la mia espressa richiesta di avere un qualcosa a conferma della chiusura della pratica, questa mi fu negata, per cui ho capito che il GSM non è esente dalle clonazioni, poiché il cellulare ce l’ho da vent’anni e non l’ho mai prestato a nessuno, per cui essendo certo che quelle telefonate non le ho mai fatte, è la prova provata che anche il GSM 4.G può essere replicato.

A questo punto chi mi legge si domanderà icchè c’entra il culo con le quarant’ore? E io dico e c’entra, perché la quarantena ha portato a galla questi interrogativi che erano nascosti in qualche anfratto del mio cervello!

Questa seconda parte la titolerei alla maniera di Shakespeare “Essere o non essere” infatti quello che (14) scriverò d’ora innanzi è per me un vero e proprio dilemma amletico.

DALIA (5)

Tutto questo è accaduto in un arco temporale di una ventina di anni, io vengo dalla generazione del tam-tam per cui anche quando vidi il primo fax in funzione mi sembrò una diavoleria, figurarsi il PC, ma volevo conoscere questa scatola magica e fortunatamente trovai una ragazza che avendo un ufficio vicino a casa, iniziò a darmi i primi nocumenti e diligentemente prendevo appunti su tutto quello che lei mi diceva.

Sono arrivato a conoscere questo marchingegno tanto da fare quasi tutto, naturalmente solo lo 0,01% di quello che effettivamente questa scatola può fare, per cui il debito di riconoscenza con Dalia era enorme e siamo rimasti amici anche quando lei si è trasferita al di la dell’oceano.

Ci sentivamo su Face Book, Messanger e Skipe, sino a che un giorno un laconico messaggio diceva:

Antonio la tua presa di posizione è stata talmente offensiva per me che non voglio più colloquiare con te!

Purtroppo, non tengo i file delle conversazioni, per cui mi dannavo per capire cosa avessi potuto dire o fare da avere una reazione così violenta e definitiva.

Ho contattato più volte Dalia dicendogli che anche a un condannato a morte si da la possibilità di difendersi, ottenendo un silenzio assoluto.

L’ultimo messaggio che gli ho inviato era piuttosto indispettito che diceva: (15)

Cara Dalia, credo che negare di capire il motivo del contendere, teso anche a offrire le eventuali scuse, sia oltre modo scortese, scorretto e sicuramente dettato dall’intolleranza

 

A questo punto il silenzio è diventato ancora più assordante, allora ho fatto un excursus nella mia mente per capire dove avevo potuto offendere questa donna, ma in scienza e coscienza non ho trovato nulla per cui il dubbio rimarrà nella mia come rimase al principe di Danimarca.


CORNELIA

In questo caso invece si tratta di una ragazza molto giovane con gravi disagi comportamentali, frequentavamo il solito luogo per cui avendo io sofferto di ansia e crisi di panico, mi sono preso a cuore il vissuto di questa ragazza.

Ho cercato nella mia poca cultura di darle un appoggio morale e materiale consigliandole luoghi ove poter smaltire quella sbornia di vivere, naturalmente l’ho fatto con il mio modo di fare dettato da un vissuto di uomo della strada, la ragazza sembrava apprezzare i miei sforzi, sino a che non ricevetti un messaggio su WhatsApp che diceva:

Antonio ti prego non ci dobbiamo né vedere né sentirci più!

Naturalmente comprendendo la sua sofferenza esistenziale per non chiamarla neppure erroneamente ho depennato dai social e dal telefonino il suo nominativo, poiché in passato mi sono trovato a mandare un messaggio a una persona che non era quella a cui il messaggio era destinato, quindi trovandomi di fronte a una situazione patogena piuttosto importante non volevo in nessuna maniera sbagliare.

Fin qui tutto normale sino a che un giorno in altre faccende affaccendato ho ricevuto un messaggio da Cornelia:

Antonio cosa ti ho fatto? Perchè mi hai tolto dai contatti?

A questo punto esterrefatto l’ho chiamata dicendogli il perché l’avevo bannata, ma che non c’erano problemi che dopo quella telefonata l’avrei aggiunta di nuovo alla mia rubrica, lei parve contenta di questa decisione.

Sembrava tutto risolto, ma da quel contatto non è più arrivata né una chiamata né un messaggio.

Un atteggiamento a dir poco anomalo, ma andando a controllare sui social l’ho vista molto in forma e sorridente, quindi data la notevole differenza di età, forse ha ritenuto non avere più bisogno del vecchio chaperon.

ASSUNTA

Le prime storie tutto sommato rientrano in una logica femminile, che non condivido, ma sforzandomi riesco a capirle anche se solo parzialmente.

Ma questa la porgo alla pubblica attenzione poiché per quanti sforzi faccia non l’ho capita e credo che non la capirò mai, 18 Assunta è una donna non una ragazzina quaranta anni, nata in Umbria è arrivata dall’estero dove lavorava, perché ha trovato un ingaggio a Firenze.

Ci siamo frequentati per un hobby comune non retribuito, Assunta e una donna sveglia, attiva e molto aperta, per cui io mi adattavo al suo vissuto e con la mia boccaccia ho sparato cazzate a raffica, Assunta sembrava non solo accettare gli sberleffi, ma anche di divertirsi.

Poi è arrivato il Covid e siamo stati costretti in casa, quindi abbiamo continuato a frequentarci attraverso i social network, addirittura il primo giorno di chiusura totale, Assunta che vive sola si collegò con una video chiamata, era chiaramente come tutti noi prostrata da questa mazzata che ci è arrivata fra capo e collo, con mia moglie abbiamo cercato di rincuorala nonostante fossimo impauriti anche noi, ma al contrario di lei noi eravamo in due.

Ho ricevuto da lei telefonate, quando era fuori per la spesa e molti post su face Book, nulla faceva presagire quello che stava per accadere.

Un pomeriggio sul tardi Assunta ha postato una foto scherzosa che evidenziava il nome volgare di un pene, alcune sue amiche di chat dicevano che sarebbe stata una buona cura per passare al meglio la clausura, quindi eravamo in un colloquio fra amici senza se e senza ma!

È seguito Il mio commento:

Ragazze, pur sforzandomi non sono riuscito a capire a cosa alludevate! 

La mia era una burla sulla burla, dato l’argomento trattato mi era sembrato di seguire il fil rouge dell’argomento, ma 19 nonostante tutto, il mio intervento non era stato per niente indecente.

Ebbene immediatamente dopo è arrivato un post molto sgrammaticato e chiaramente scritto in uno stato di eccitazione, che diceva più o meno così:

Non volevo arrivare a questo, ma non ne posso più delle tue schifezze! 

Naturalmente era più lungo e guarnito di frasi molto forti, il post proseguiva con un turpiloquio che avrebbe fatto arrossire gli scaricatori di porto ubriachi.

Subito dopo assunta ha bloccato la mia pagina Face Book e il collegamento WhatsApp, ho fatto appena in tempo a inviargli un sms, poiché quello non aveva avuto il tempo di bloccarlo o forse non ci aveva pensato; la mia puntuale risposta può al contrario essere postata per intero e lo faccio:

Non posso che accettare la tua decisione, ma nella mia risposta non mi riferivo a niente di quello che tu hai pensato. Un solo rammarico le mie cazzate sono sempre state fini a sé stesse, ma se ti davano così tanto fastidio bastava parlar chiaro come hai fatto ora. È doveroso chiederti scusa, ma sei sicura che le tue offese le meritavo? Ti ho cancellato anche io sul telefonino infatti questo è un sms, così non dovrai più sopportare le mie schifezze. Ma ti assicuro Assunta che tu di me non hai capito un piffero, buona vita.

Naturalmente queste situazioni accadono alle persone estroverse e aperte verso gli altri, poiché chi al contrario è un introverso, non incorrerà mai in queste gaffe, qualcuno potrebbe obbiettare ma come mai sono sempre donne?

Rispondo senza tentennamenti, a me le donne sono sempre piaciute e continuano a piacermi anche oggi in età avanzata.

Ma non è un algoritmo preciso, va da sé che con le amicizie maschili non è mai accaduto e non è che siano mancati i motivi del contendere.

La differenza sostanziale sta che il maschio quando ha qualcosa sullo stomaco te lo dice e se rompe un’amicizia lo fa riassumendo tutte le motivazioni che lo hanno portato a prendere quella decisione.

Infine, i maschi e le femmine non solo sono diversi nel sesso ma più che altro nelle relazioni interpersonali, questa non è una scienza esatta, ma solo una constatazione registrata durante il mio vissuto, ma naturalmente chiedo comprensione a tutti coloro che non si riconoscono in questa mia esposizione.

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1. Naja: Il servizio militare di leva in Italia chiamato popolarmente Naja indica, la coscrizione obbligatoria. Ma cos’è la Naja? Molto terra terra è l’accostamento perverso con il servizio militare di leva, ma per gli addetti è il nome proprio del Cobra e dei vari serpenti elapidi appartenenti ai generi <Naja, Ophiophagus, Hermachatus> e altri meno comuni che si trovano in Africa e nell’Asia sud-orientale, tutti velenosissimi, emettono un veleno che contiene bungarotossina. Da questa spiegazione si può evincere l’assonanza con il servizio reso alla Patria dai bravi e giovani cittadini.

2. Politica: Dal greco antico politikè che attiene alla pòlis, la città o lo stato, con sottointeso técnè (arte o tecnica); per estensione: "arte che attiene alla città-stato talvolta parafrasato in tecnica di governo ". Dalla stessa radice " derivano anche il sostantivo polìtès (cittadino) e polìtikos (politico). Conclusione nulla a che vedere con quella esercitata attualmente.

3. Il Grande Fratello (in inglese Big Brother, letteralmente "fratello maggiore") è un personaggio immaginario creato da George Orwell, presente nel romanzo 1984. È il dittatore dello stato totalitario chiamato Oceania. Nella società che Orwell descrive, ciascun individuo è tenuto costantemente sotto controllo dalle autorità. Lo slogan "Il Grande Fratello vi guarda" ricorda continuamente agli abitanti la sua superiorità assoluta nella piramide gerarchica.

4. Piccolo scrivano fiorentino: tratto dal libro “Cuore” un romanzo per ragazzi scritto da Edmondo De Amicis a Torino, strutturato a episodi separati e pubblicato, per la prima volta, dalla casa editrice milanese Treves nel 1886. Il libro ha la forma di un diario fittizio di un ragazzo di terza elementare che racconta lo svolgersi del proprio anno scolastico 1881-1882 dal 17 ottobre al 10 luglio: ogni capitolo riporta la data del giorno e un titolo riferito al tema trattato. Erano i racconti mensili inseriti nella storia principale, chi lo ha letto ricorda: Il piccolo patriota padovano, La piccola vedetta lombarda, Il piccolo scrivano fiorentino, Il tamburino sardo, l’infermiere di tata, Sangue romagnolo, Dagli appennini alle Ande, Naufragi.

5. Dalia Maria Giovanna, Cornelia, Assunta: Ovviamente i nomi e i luoghi, per una mera questione di privacy sono stati cambiati, la cosa vale per tutti quelli inseriti in questo racconto che non siano tratti da fatti di cronaca.

 


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