Corsi
e ricorsi della storia
Oggi
mentre ero a pranzo in casa guardando la TV, al programma la “Storia siamo noi”
parlavano della disfatta di Caporetto nella prima guerra mondiale del 15/18,
parte della storia la sapevo per averla studiata alle medie, ma i quattro
storici presenti in trasmissione, hanno detto delle cose chi mi hanno fatto
tremare i polsi, cercherò di elencarle in tre fasi:
1.
Il
Generale Luigi Cadorna (nato a Pallanza 1850 – Bordighera 1928) precursore del
vero militare fascista, un criminale di guerra; che ha avuto la sfacciataggine
di dire al riguardo della disfatta, che la capitolazione era da imputare
unicamente ai soldati, allora mi domando cosa ci stavano a fare i generali?
Confermo che è stato un criminale mai condannato dalla storia, assieme al suo
predecessore (Alfonso La Marmora Torino 1804 – Firenze 1878) e al suo
successore Armando, Vittorio, Antonio, Giovanni, Nicola Diaz (Napoli 1861 Roma
1928). Uomini che avevano mandato a morire milioni di soldati, prendendosi
tutti gli onori e medaglie, ma se invece le battaglie si perdevano, i poveri
militari che avevano sputato sangue e che fortunosamente non erano morti, si
prendevano pure la colpa; e dire che a questi ufficiali infami gli hanno
intitolato anche delle strade in quasi tutte le più grandi città italiane.
2.
I
soldati in trincea erano vestiti male, mangiavano male, se davanti al nemico
indietreggiavano, con l’imputazione di: “Codardia davanti al nemico” venivano
puniti con la decimazione. Molti morivano di malattia anziché per mano del
nemico o delle decimazioni; Agghiacciante:
Hanno trovato una lettera di un fante austroungarico, che diceva all’entrata
nella caporetto conquistata, avevano trovato nei magazzini militari occupati,
di tutto di più: Coperte biancheria, cappotti e cibo a volontà, tanto è vero
loro che erano scalzi e ignudi si misero anche le nostre divise, naturalmente
togliendo le insegne. Morale quel materiale che la truppa non utilizzava chi andava
ad arricchire?
3. Siccome gli austriaci venero
sostituiti dalla soldataglia tedesca iniziarono stupri, scorribande e uccisioni
che costrinsero ben 500.000 abitanti a spostarsi da quella terra messa a ferro
e fuoco. Questa massa di uomini e donne l’allora governo li posizionò in
Toscana Campania, e Sicilia, arrivati sul posto i differenti dialetti (allora
non c’era la TV che ha insegnato l’Italiano) i profughi erano percepiti come
stranieri, ascoltate quali frasi venivano rivolte nei loro confronti: “Questi
tedeschi ci portano via il lavoro, gli hanno aggiudicato tutte le case
sfitte, e qualcuno è stato messo
addirittura in albergo, in particolare in quelli della ricca Versilia;
figurarsi che sono arrivati persino a dire che puzzavano e che qualcuno addirittura mangiava i
bambini.
Cosa
ci ricorda tutto questo? Portavano via il lavoro perché lavoravano sottocosto
(Rosarno Docet), alcune donne addirittura a lavorare nelle grandi coltivazioni
siciliane (probabilmente di pomodori), insomma esattamente 100 anni dopo, si
ripete l’annosa questione dell’immigrazione e anche qui i nostri governanti
odierni non hanno inventato nulla, solo la continuazione di fomentare oggi come
allora la paura del diverso, in tal senso i latini che erano saggi dicevamo:
“Dividi e impera”.
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