CHI SONO

Mi chiamo Antonio Maoggi sono un fiorentino nato sotto le bombe dell’ultima guerra, da ragazzo avevo grandi sogni di scrivere, ma bisognava andare a lavorare per aiutare la famiglia e, questo è successo, però la passione è rimasta, ma lavoro, famiglia e figli me lo hanno impedito. Una volta libero come pensionato ho preso carta, penna ed ho cominciato a scrivere e non mi sono fermato più e tutt’ora sto scrivendo l’ultimo racconto. I miei lavori sono tutti inseriti in questo blog in basso sulla fascia lateralmente a destra e, se qualcuno fosse interessato, basta che lo comunichi, e tramite mail che vorrete cortesemente comunicarvi, invierò gratuitamente il racconto in formato PDF, poiché scrivere è fantastico, ma essere letto lo è ancora di più! mascansa@outlook.it

martedì 11 gennaio 2022

CORSI E RICORSI DELLA STORIA

 

Corsi e ricorsi della storia

Oggi mentre ero a pranzo in casa guardando la TV, al programma la “Storia siamo noi” parlavano della disfatta di Caporetto nella prima guerra mondiale del 15/18, parte della storia la sapevo per averla studiata alle medie, ma i quattro storici presenti in trasmissione, hanno detto delle cose chi mi hanno fatto tremare i polsi, cercherò di elencarle in tre fasi:

1.    Il Generale Luigi Cadorna (nato a Pallanza 1850 – Bordighera 1928) precursore del vero militare fascista, un criminale di guerra; che ha avuto la sfacciataggine di dire al riguardo della disfatta, che la capitolazione era da imputare unicamente ai soldati, allora mi domando cosa ci stavano a fare i generali? Confermo che è stato un criminale mai condannato dalla storia, assieme al suo predecessore (Alfonso La Marmora Torino 1804 – Firenze 1878) e al suo successore Armando, Vittorio, Antonio, Giovanni, Nicola Diaz (Napoli 1861 Roma 1928). Uomini che avevano mandato a morire milioni di soldati, prendendosi tutti gli onori e medaglie, ma se invece le battaglie si perdevano, i poveri militari che avevano sputato sangue e che fortunosamente non erano morti, si prendevano pure la colpa; e dire che a questi ufficiali infami gli hanno intitolato anche delle strade in quasi tutte le più grandi città italiane.

2.    I soldati in trincea erano vestiti male, mangiavano male, se davanti al nemico indietreggiavano, con l’imputazione di: “Codardia davanti al nemico” venivano puniti con la decimazione. Molti morivano di malattia anziché per mano del nemico o delle decimazioni; Agghiacciante: Hanno trovato una lettera di un fante austroungarico, che diceva all’entrata nella caporetto conquistata, avevano trovato nei magazzini militari occupati, di tutto di più: Coperte biancheria, cappotti e cibo a volontà, tanto è vero loro che erano scalzi e ignudi si misero anche le nostre divise, naturalmente togliendo le insegne. Morale quel materiale che la truppa non utilizzava chi andava ad arricchire?

3.    Siccome gli austriaci venero sostituiti dalla soldataglia tedesca iniziarono stupri, scorribande e uccisioni che costrinsero ben 500.000 abitanti a spostarsi da quella terra messa a ferro e fuoco. Questa massa di uomini e donne l’allora governo li posizionò in Toscana Campania, e Sicilia, arrivati sul posto i differenti dialetti (allora non c’era la TV che ha insegnato l’Italiano) i profughi erano percepiti come stranieri, ascoltate quali frasi venivano rivolte nei loro confronti: “Questi tedeschi ci portano via il lavoro, gli hanno aggiudicato tutte le case sfitte,  e qualcuno è stato messo addirittura in albergo, in particolare in quelli della ricca Versilia; figurarsi che sono arrivati persino a dire che puzzavano  e che qualcuno addirittura mangiava i bambini.

 

Cosa ci ricorda tutto questo? Portavano via il lavoro perché lavoravano sottocosto (Rosarno Docet), alcune donne addirittura a lavorare nelle grandi coltivazioni siciliane (probabilmente di pomodori), insomma esattamente 100 anni dopo, si ripete l’annosa questione dell’immigrazione e anche qui i nostri governanti odierni non hanno inventato nulla, solo la continuazione di fomentare oggi come allora la paura del diverso, in tal senso i latini che erano saggi dicevamo: “Dividi e impera”.

 

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