CHI SONO

Mi chiamo Antonio Maoggi sono un fiorentino nato sotto le bombe dell’ultima guerra, da ragazzo avevo grandi sogni di scrivere, ma bisognava andare a lavorare per aiutare la famiglia e, questo è successo, però la passione è rimasta, ma lavoro, famiglia e figli me lo hanno impedito. Una volta libero come pensionato ho preso carta, penna ed ho cominciato a scrivere e non mi sono fermato più e tutt’ora sto scrivendo l’ultimo racconto. I miei lavori sono tutti inseriti in questo blog in basso sulla fascia lateralmente a destra e, se qualcuno fosse interessato, basta che lo comunichi, e tramite mail che vorrete cortesemente comunicarvi, invierò gratuitamente il racconto in formato PDF, poiché scrivere è fantastico, ma essere letto lo è ancora di più! mascansa@outlook.it

domenica 26 marzo 2023

PARADISI PERDUTI

Negli anni 70 c'erano dei locali, che venivano chiamati con un inglesismo Night Club, ma non credo che nei paesi anglofoni avessero o abbiano tutt’ora questi locali prerogativa invece dei paesi francofoni. 

A Firenze ce n'erano abbastanza e alcuni mi vengono ancora in mente, locali fumosi e gravidi di profumi dozzinali: 

  

− Pozzo di Beatrice; 

− Chez Moi; 

− Pintor's Club; 

− Pic Nic; − Caprice; 

− Black Cat. 

 

Questi locali erano inizialmente partiti come un luogo di svago, infatti, si avvicendavano: giocolieri, funamboli e con un solo streap tease finale, naturalmente non con il nudo integrale. 

Era possibile anche alle famiglie frequentarli, io ricordo nel 1966 a Vienna, un night Club in cui novello sposo ero in compagnia di mia moglie, dove notai con stupore che molti spettatori erano intere famiglie con figli e figlie a seguito. 

Poi come tutte le cose si modificano, si deteriorano e sono comparse le prime entraineuse, c'erano sempre state ma forma latente stando in disparte; erano soprattutto delle giovani ragazze molto belle, molte di loro erano polacche, moldave ma c'erano anche francesi e spagnole  

Queste signorine, avevano l'unico scopo di far bere i clienti, in quanto, si dice, ma sicuramente era vero, che erano pagate a tappo esattamente un tot ogni bottiglia consumata, loro invece del whisky o altri superalcolici, nel bicchiere avevano molto probabilmente del the o della camomilla. 

Tutto questo per far guadagnare il locale che addebitava comunque due bevute, ma soprattutto impediva alle ragazze di ubriacarsi. 

La giovane veniva istruita dai suoi datori di lavoro, doveva stare seduta a un tavolo osservando il probabile cliente facendogli credere con una strizzata d'occhio che avrebbe voluto la sua compagnia e poi chissà… 

La realtà era tutt'altro, il tutto era solo un finto paradiso, un locale dove provare delle emozioni, dove si potevano intuire avventure meravigliose, ma che in effetti non avevano quasi mai l'esito che era stato presentato all’ignaro avventore. 

Naturalmente anche io non sono stato esentato da passare da questi meandri della lussuria fittizia e mi va di raccontarli anche la storia mi farà passare da sempliciotto. Oggi abbiamo i virtuali night club che sono le effimere chat-line, dove anche qui si millantano avventure favolose, ma che in effetti il più delle volte non avvengono. 

Questo dimostra che il tempo passa ma la storia si ripete, con nuove tecniche ma si ripete!  Come anticipato devo confessare che anche io sono stato attratto come un'ape dal succoso fiore, questo per far capire agli eventuali giovani che mi leggono, quanto sia pericoloso quando si hanno gli ormoni che gridano, perché notoriamente vanno an influire sul discernimento del cervello facendogli perdere qualsiasi tipo di analisi logica. Parigi 1971 rientravamo io e un collega di lavoro, di cui non faccio il nome per ovvi motivi, da una fiera campionaria del nostro settore, camminavamo per la ville lumiere per recarci all'aeroporto "le Bourget", dove ci attendeva un volo charter battente bandiera Jugoslava affittato dalla nostra ditta per quell'occasione parigina. Mentre passeggiavamo godendoci questa meravigliosa e unica città, ad un tratto sentiamo in lontananza una dolce musica molto languida; eravamo in riva alla Senna nel momento del crepuscolo, questo motivo fu come un invito subliminale, quindi, entriamo nel locale da dove quella dolce musica proveniva. 

Entrammo proprio nel momento della soirée, era un infimo Night di quarta categoria, sul palco un trio suonava una discreta musica Jazz, ci sedemmo e come per incanto due belle femmine vennero a sederci sulle ginocchia; una di loro quella seduta sulle mie, mi disse accarezzandomi i baffi che ho sempre portato: "magnifique moustache" e mentre mi diceva questo vidi che fece un cenno al cameriere. 

Intuisco immediatamente la fregatura, anche perché l'uomo al bancone stava mettendo in un secchiello una bottiglia di champagne, gridai "désolé monsieur nous ne voulons pas boire!!" ma il mio collega, un coetaneo già eccitato per la pseudo conquista, gridò a sua volta "amène-nous à boire!!" E il tappo saltò in aria, e come il liquido con le bollicine stava gorgheggiando nelle nostre coppe, dopo appena due sorsate le ragazze che si erano dimostrate tanto interessate a noi, sparirono come neve al sole, ma il conto purtroppo no! Apparve infatti puntuale su di un piattino, ammontava a ben venticinquemila lire, pensate cosa voleva dire allora questa cifra, io che ne guadagnavo a mala pena duecento al mese, va be che a me spettava pagare la metà, ma la cosa non mi voleva andare giù.  

Ho infamato il collega (io ero gerente della filiale di Firenze e lui quella di Carpi). Prima lo sbeffeggiato in aereo raccontandolo al resto dei colleghi a bordo, poi tutte le volte che ci vedevamo per un meeting, oppure ci sentivamo per telefono durante le nostre consultazioni di lavoro. 

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