Marco Vichi Il Commissario Bordelli
Due care amiche mi hanno prestato due libri dello scrittore fiorentino Marco Vichi. Le ho ringraziate, visto che a loro erano piaciuti moltissimo, perché i suoi gialli si svolgono a Firenze. Ho avuto la sensazione che siano state ammaliate più che dalle storie in sé, dall'idea che tutto si svolga nella bella Firenze che fa da sfondo.
Il primo aveva almeno un senso, perché l’indagine si svolge in sequenza, anche se si sofferma molto sul personale un commissario sopra le righe, a cui piacciono i ladruncoli e le prostitute. Il secondo, che porta lo stesso titolo, Il commissario Bordelli, l’ho letto solo fino alla centocinquantesima pagina, ma non è successo nulla: solo una vecchia signora ricca soffocata a causa della sua allergia a una pianta esotica. Si parla dell’amicizia con il patologo, il suo assistente sardo, figlio di un compagno d’armi durante la seconda guerra mondiale, e delle sue amicizie con una prostituta in disarmo e con un ladro che solo lui comprende, addossando la colpa allo stato di bisogno.
Questo scrittore è stato tradotto negli Stati Uniti, in Germania, in Francia, in Spagna, in Grecia, in Polonia, in Finlandia e in Portogallo. Mi sono chiesto il perché, dal momento che io considero povere le sue storie. Forse dipenderà dal fatto che l’Italia piace a tutti. E poi c'è Firenze, la gloria dei Medici, ricca di arte e storia. Forse è proprio per questo che i nostri amici europei sono stati affascinati da tutto questo, come è accaduto alle due amiche.
Confesso la mia ignoranza: ho letto poco i classici, anche perché la mia cultura è mediocre. Tuttavia, anche se con sforzo, ne ho letto alcuni, e sin da piccolo ho sentito parlare di questi libri, sia sulla stampa che al cinema. Michail Lermontov, Nikolaj Gogol', Ivan Turgenev, Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstoj, Sean Bodel, Chrétien de Troyes, François Villon, François Rabelais, Pierre Corneille, Molière, Jean Racine, Voltaire, Honoré de Balzac, Alexandre Dumas, Stendhal, Victor Hugo, Gustave Flaubert, Charles Baudelaire, Émile Zola, Marcel Proust, William Shakespeare, Charles Dickens, Jane Austen, Charlotte Brontë, Virginia Woolf, Oscar Wilde, Dorian Gray e Agatha Christie.
Ma non occorre andare molto lontano: abbiamo avuto una scrittrice che è stata scoperta solo dopo la sua morte, Goliarda Sapienza, con il suo meraviglioso romanzo L’arte della gioia, cinquecento pagine che scorrono limpide come l’acqua di un ruscello. Mentre il secondo commissario Bordelli lo finirò per punto d'impegno, ma l'arte è soggettiva e per me Bordelli è estremamente noioso.
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