CHI SONO

Mi chiamo Antonio Maoggi sono un fiorentino nato sotto le bombe dell’ultima guerra, da ragazzo avevo grandi sogni di scrivere, ma bisognava andare a lavorare per aiutare la famiglia e, questo è successo, però la passione è rimasta, ma lavoro, famiglia e figli me lo hanno impedito. Una volta libero come pensionato ho preso carta, penna ed ho cominciato a scrivere e non mi sono fermato più e tutt’ora sto scrivendo l’ultimo racconto. I miei lavori sono tutti inseriti in questo blog in basso sulla fascia lateralmente a destra e, se qualcuno fosse interessato, basta che lo comunichi, e tramite mail che vorrete cortesemente comunicarvi, invierò gratuitamente il racconto in formato PDF, poiché scrivere è fantastico, ma essere letto lo è ancora di più! mascansa@outlook.it

martedì 2 dicembre 2025

LETTERA AD UN AMICO DI SPORT



Carissimo Piergiorgio,

Il Presidente Ghirlanda mi ha girato il magnifico ricordo che tu hai fatto sul mio caro amico Aldo, un amico più che il tempo passa con la vita che scivola via, mi viene a mancare sempre di più.

Credimi la tua missiva mi ha veramente commosso, poiché hai riferito con esattezza punto per punto, l’uomo che è stato più che l’arbitro.

Subito dopo il cappello della tua, ho potuto conoscere il tuo pensiero sulla classe arbitrale, famiglia in cui io ho militato, anche se solo per quindici anni, mi ha colpito la tua frase: “a quelli che per il loro valore avrebbero potuto mietere allori più prestigiosi.” Ebbene sì! Credo in tutta umiltà di aver fatto parte di quel gruppo di esodati!

Mi piace metterti al corrente della mia storia che ha saputo solo Aldo: Io non mi sono mai considerato un super referee, anche se una sera il grande italo-americano “Arthur Mercante” negli spogliatoi, alla fine di una riunione imperniata sul titolo del mondo “Boza Vs Navarrete” guardandomi fisso negli occhi mentre si stava asciugando i piedi dopo la doccia, mi disse: “Good Referee”; avevo arbitrato un incontro professionistico a latere sulle dieci riprese, ti lascio immaginare l’emozione che può aver provato un giovane davanti al complimento di chi era considerato il numero uno (un mostro sacro) della boxe professionistica mondiale.

Sono arrivato alla qualifica di internazionale superando esami che allora non erano certo acqua da occhi, ho officiato a titoli italiani professionistici sia come arbitro che come giudice in tutta Italia, titoli che andavano sempre in TV sulle reti RAI; ho avuto i complimenti degli aficionados e della stampa locale e nazionale.

Ogni uomo trova spesso sulla sua strada degli incidenti di percorso, il mio ostacolo è stato trovarmi di traverso due arbitri più anziani di me, naturalmente ricordandoli da vivi, anche se uno dei due è ancora vivente: Franco P. (Livorno) e Mauro C. (Pisa), che hanno sgomitato a destra e a manca pur di entrare nel gotha del pugilato italiano.

Una premessa: Aldo non ha mai mosso un dito di raccomandazione per me, ma neppure per loro, unicamente per tener fede al suo essere ligio all’etica di correttezza e onestà intellettuale; infatti io ero il suo più caro amico, ma sono stato trattato alla stregua di tutti gli altri colleghi del G.A.G toscano, per cui rimanevamo in tre in corsa per le liste internazionali, ma ognuno era da solo a sparare le sue cartucce.

Venne il 1985 (anno della risoluzione definitiva), in una serata professionistica a Lucca, il supervisore era il compianto (a mio avviso mica tanto) tale “Belluomo”; che al rientro in Federazione inviò ad Aldo, che era il nostro rappresentante, le note caratteristiche relative alla riunione lucchese, che più o meno dicevano: “Antonio Maoggi ancora deve maturare e quindi non può aspirare oltre”, mente quelle di Mauro C. parlavano di un arbitro che poteva essere utilizzato per manifestazioni più importanti.

Piergiorgio, puoi immaginare la mia delusione, mi sono molto amareggiato perché in cuor mio pensavo di aver subito una vessazione.

In quel periodo avvenne la morte di un pugile sul quadrato e l’arbitro era il fiorentino Gianfranco G. e io pensai subito che sul ring di questa tragedia avrei potuto esserci io, il che mi fece cadere in una fase depressiva, inoltre sommandola alla questione delle note caratteristiche, da me percepite come la classica prevaricazione, mi avevano disinnamorato e non mi sentivo più di far parte ancora della F.P.I.

Comunque sia a settembre del solito anno, fui convocato al palasport di Caserta ad officiare in qualità di giudice di sedia, al titolo d’Italia “Kalambay vs. Di Marco”.

Questo fu un incontro senza storia, il rapporto era di tre colpi ad uno a favore del coloured anche se in effetti Di Marco aveva dato tutto e come si dice in gergo, un gran cuore, ma

questo purtroppo ai fini della valutazione tu sai bene che non deve essere tenuto in nessun conto.

Morale della favola: Maoggi e l’arbitro cagliaritano avevano sui loro cartellini tre punti a favore di Kalambay, mentre l’altro giudice siciliano di Marsala (come vedi non faccio nomi) aveva tre punti per Di Marco, a mio avviso totalmente in malafede, oppure volendo dargli un’attenuante, penso che il verdetto potrebbe essere stato dettato dalla preoccupazione che, essendo Di Marco il pugile di casa in un territorio molto caldo, forse qualche pericolo di pestaggio da parte della tifoseria, non era del tutto infondato.

I timori dell’isolano si avverarono, forse la colpa fu anche dello speaker che alla lettura del verdetto annunciò: Arbitro Sardegna: Kalambay 115 - DI Marco 113, un urlo salì perentorio dalla sala fermandosi per la lettura degli altri cartellini punteggio, speaker: giudice della Sicilia: Kalambay 113 - Di Marco 115, l’incontro era in parità, un silenzio tombale di aspettativa si sparse per il palazzetto, di nuovo lo speaker: Giudice della Toscana: Kalambay 115 – Di Marco 113 Vince ai Punti Kalambay!

Un attimo per metabolizzare il verdetto, poi è successo di tutto, la vera guerriglia urbana, il povero Commissario di Riunione l’anziano Vitaliano rimasto isolato fu fatto volare fra le sedie, mentre noi facemmo la ritirata strategica, scortati negli spogliatoi al primo piano del palazzetto dai colleghi arbitri che avevano arbitrato gli incontri a latere del titolo nazionale. Due di questi colleghi nella vita erano agenti di polizia, il che ci dette una certa sicurezza, arrivati negli spogliatoi, chiudemmo barricando la porta e restammo chiusi sino alle cinque del mattino.

Alle sei circa ci trovammo tutti in albergo a mettere qualcosa sotto in denti, compreso il campione italiano ed il suo entourage, tutti insieme appassionatamente mangiammo quel che c’era, solo Buondì Motta e un cappuccino, eravamo affamati e infreddoliti.

Bello fresco dalla sua camera d’albergo scese il compianto Consigliere Federale Amleto Bellagamba, si avvicina al bancone per far colazione e vedendomi mi dice:

Maoggi!! Complimenti, mi hai dimostrato di avere coraggio!!

 Amleto è stato il coraggio della paura, prima della lettura del mio cartellino avevo il fiato sul collo dei tifosi, transennatura manco a parlarne, per cui alla lettura del verdetto credo che se non stringevo il culo mi cacavo addosso;

Ma dai sei un buon arbitro, vedrai che ne avrai di soddisfazioni durante la tua carriera;

 A proposito Amleto! Sono un internazionale da quasi quattro anni, quindi mi dovete chiamare all’estero, fosse anche la Repubblica di San Marino o la Città del Vaticano, insomma andare ad arbitrare all’estero in base alla mia categoria:

 Antonio tranquillo non ne mancherà l’occasione!

Morale della favola, a novembre sono stato convocato ai campionati toscani Novizi A, a Borgo San Lorenzo ventinove chilometri da Firenze, l’ultima mazzata che mi ha portato alla decisione di dare forfait.

Comunque sia per onor di firma, ho presenziato alla manifestazione, con la mia professionalità dilettante, ma il giorno dopo ipso facto ho inviato direttamente alla Federazione le mie dimissioni, però la mia richiesta aveva un vizio di forma, infatti le dimissioni dovevano essere presentate attraverso il proprio rappresentante di G.A.G. (Aldo Garofalo).

Lo feci appena le dimissioni mi furono respinte, e Aldo conoscendo molto bene la mia determinazione non fece niente per convincermi a ritararle e la mia carriera arbitrale è finita con il primo gennaio 1986.

Dopo la mia dipartita Franco P. Internazionale W.B.A. ha arbitrato persino in America ad Atlantic City, in America oltre alle spese offrono all’arbitro un gettone di presenza: mille dollari all’epoca cosa non da poco 2.200.000 di lire) e Mauro Ceccarini Internazionale fu inserito nelle liste E.B.U. allora dico, forse le mie dimissioni erano più che giustificate o no?

Scusa lo sfogo ma la tua lettera mi ha dato modo di raccontare una storia che covava sotto la cenere e che a distanza di tempo è ancora calda.

Spero che tuo figlio sia andato avanti con la sua carriera, quindi colgo l’occasione per salutarti con affetto, saluto che vorrai estendere a tutta la tua famiglia con un ritardato “Buon Anno”

Legenda:

Aldo Garofalo Arbitro internazionale A.I.B.A. (Association International Boxing Amaterur) componente C.N.A.G (Consiglio Nazionale Arbitri Giudici).

F.P.I. (Federazione Pugilistica Italiana).

G.A.G. (Gruppo Arbitri Giudici uno per ogni Regione).

W.B.A. (World Boxing Association).

E.B.U. (Europienne Boxing).


2018


                                        

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