Con l’inizio di un nuovo anno
il 2020, abbiamo avuto una pandemia che ha costretto alla clausura tutto il
mondo dagli Appennini alle Ande, cosa inenarrabile che comunque cercherò di
spiegare come io l’ho vissuta.
Eppure di vicissitudini in
settantotto anni della mia vita ne ho passate, anni sessanta, si inizia con il
servizio militare di leva, cosa non augurabile a nessuno, in quegli anni della
pace riconquistata dopo una guerra civile terribile, fare il servizio militare
chiamato Naja (1) era come arruolarsi nella legione straniera.
Cibo immangiabile, la paga di
155 lire al giorno, liquidate ogni decade, notare che per un fumatore, un
pacchetto di nazionali semplici, che chiamavo scherzosamente “Napoleon” per la
“N” azzurra stampata sul pacchetto costava 220 lire, per cui neppure il
pacchetto delle sigarette più infime dei Monopoli di Stato potevo permettermi.
Concludo dicendo che sono
partito da casa con settanta chili e mi sono congedato con 63,500, il che più
di ogni altra parola è indice di fame. (2)
Non avevo finito di riprendere il mio peso forma, che il
quattro di novembre del 1966, l’Arno decise di mettermi alla prova, la mia
piccola Fiat 500 che io chiamavo failand, (libera interpretazione dall’inglese
five hundred), se ne andò via con la piena, mi ero sposato il quattro di agosto
solo tre mesi prima, nemmeno il tempo di godere il ritorno dal viaggio di nozze
con la moglie in stato interessante di tre mesi, che venni sommerso dalla
melma.
Avevo
ventiquattro anni, il più giovane del condominio, per cui nonostante avessi una
paura della Madonna, toccavano a me e un altro giovane del primo piano
(alluvionato), i servizi come quello di andare a recuperare acqua potabile con
ancora l’H2O dell’Arno alla cintola, torbida e chiazzata di macchie
scure della nafta fuoriuscita dai serbatori dei riscaldamenti centrali.
Passarono
degli anni relativamente tranquilli, ma in Italia tranquilli non siamo stati
mai, negli anni Sessanta il generale dei Carabinieri Di Lorenzo tentò un colpo
di stato che fortunatamente morì in culla, poiché la democrazia ancora una
volta aveva vinto.
Abbiamo avuto
un presidente della repubblica che con la frottola di una pseudo invasione
russa, aveva formato un gruppo segreto chiamato Gladio, scoperto solo perché un
aereo dei cosiddetti “gladiatori” cadde, scoperchiando la pentola di un
ulteriore tentativo destabilizzante.
Che dire del
mio corregionale Licio Gelli? Un venerabile maestro di una loggia massonica
deviata denominata P.2, anche questa loggia è appurato che cercava di potare
l’Italia verso un ulteriore prova di golpe, morti sospette, stragi, bancarotte
fraudolente e una lista di iscritti cosiddetti (3) insospettabili, la gente ha la memoria corta, purtroppo anche
molti miei coetanei, ma io no!
Abbiamo avuto
e vissuto stragi tremende, di origine di estrema destra, purtroppo la risposta
delle frange estreme della sinistra fu altrettanto violenta, si uccidevano per
strada fra rossi e neri, non capendo di essere ambedue manovrati da dei
burattinai in seno allo stato.
Furono
chiamati anni di piombo quelli che andavano dagli anni sessanta agli ottanta,
di cui il raggruppamento più eclatante furono le brigate Rosse che terminarono
con l’uccisione di Aldo Moro, non so se questo gruppo era in buona fede, ma una
cosa è certa furono infiltrati dai servizi segreti anch’essi deviati, che al
soldo dell’America non volevano l’accordo fra Aldo Moro e Enrico Berlinguer che
volevano far nascere un governo di centro sinistra.
Scusatemi se
scrivo in maniera random, ma gli avvenimenti che si sono susseguiti sono
talmente tanti, che faccio fatica a seguire una cronologia, solo la memoria mi
aiuta, tutto (4) questo per far capire a chi mi legge che la vita di un
italiano medio non è stata tutta rose e fiori; tutt’altro!
Era scoppiata
una bomba in piazza Fontana a Milano all’interno della Banca dell’Agricoltura,
doveva nascere il mio secondo figlio che venne alla luce solo diciassette
giorni dopo, era il 12 dicembre 1969, la bomba era stata posta con il chiaro
intento di uccidere, 17 morti e 88 feriti tanto da farla appellare con il nome:
“la madre di tutte le stragi.”
Nel frattempo
nel 1973 tutti a piedi, l’eterna guerra fra israeliani e paesi arabi, iniziò
con l’aggressione dell’Egitto e della Siria nell’ottobre 1973, durò solo pochi
giorni, con una netta vittoria di Israele.
Per ritorsione
l’OPEC (Organizzazione Paesi Esportatori di Petrolio) dapprima fecero fare
un’impennata al prezzo del greggio, seguita ulteriormente da un embargo
petrolifero ai paesi considerati amici di Israele, fra cui c’era anche la
nostra povera Italia.
Tutti in
bicicletta a cavallo in monopattino o con i pattini a rotelle, quando
finalmente il periodo di “Austerity” finì, si passò a viaggiare con le targhe
alterne per il risparmio energetico, ma chi lavorava con l’automobile come me,
doveva sottostare a lunghissime file ai distributori autostradali di
carburante. Questa
manganellata fra capo e collo, pose fine allo sviluppo economico dell’occidente
chiamato il: “Boom economico.” (5)
Nel Maggio 1974, i neo-fascisti (ci sono le sentenze) misero
una bomba nascosta in un cestino dei rifiuti in Piazza della Loggia a Brescia
dove si teneva un comizio contro gli attentati terroristici di matrice
fascista.
Non passarono
che pochi mesi, nell’agosto dello stesso anno nella notte, un attentato
dinamitardo fece saltare un treno, l’Italicus, un internazionale che percorreva
la tratta Roma – Monaco di Baviera; quando arrivò a San Benedetto Val di Sambro
al confine fra Toscana ed Emilia, l’ordigno brillò provocando 12 morti.
Stando a quanto
affermato nel 2004 dalla figlia Maria Fida, Aldo Moro, all'epoca Ministro degli
Esteri, si sarebbe dovuto trovare a bordo di quel treno, ma pochi minuti prima
della partenza venne raggiunto da alcuni funzionari del Ministero che lo fecero
scendere per firmare alcuni documenti, questa storia fa pensare anche a chi non
è un complottista che si è trattato dell’ennesimo attentato di (6) matrice neo-fascista che questa volta non ha voluto coinvolgere
il ministro degli esteri.
27 giugno 1980 un aereo Douglas
DC-9 dell’ex compagnia aerea ITAVIA, fu centrato da un missile e cadde in mare
fra l’isola di Ponza e quella di Ustica, erano partiti da Bologna e dovevano
atterrare a Palermo, ma le 81 persone compreso l’equipaggio, non arrivarono
mai.
Un altro dei tanti misteri
Italiani, forse questa era una faccenda internazionale che esulava dagli anni
di piombo, fatto sta che comunque la verità quella vera non si è mai saputa.
2 Agosto 1980, stavo viaggiando
in macchina verso Cervia dove erano già in albergo mia moglie Sandra e i miei
due figli Michele e Spartaco, ero passato dalla montagna traversando
l’appennino tosco – emiliano, quando in prossimità di Predappio, (mai luogo fu
in sintonia con quanto stava accadendo), l’apparecchio radio antidiluviano
(ricerca automatica), lo avevo appena riacceso poiché nei percorsi di montagna
si può udire solo un fastidioso brusio.
Potevano essere al massimo le
undici, quando mi dovetti fermare una voce scombinata di uno speaker diceva:
“hanno messo una bomba alla stazione centrale di Bologna!” non nuovo a queste
cose, ne erano accadute negli anni! Quindi pur non sapendo nulla di più di
questa misurata notizia, pensai subito ad una tragedia.
E ne avevo ben donde 85 morti e
200 feriti un’ecatombe, sono state effettuate delle condanne di individui
affiliati ai NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari), ma ormai cosa certa che gli
ideatori furono i servizi segreti con l’aiuto alla criminalità organizzata
quale manovalanza a cui sicuramente fu garantita l’impunità. (7)
Non a caso il presidente del Consiglio era Francesco Cossiga,
il cui nome veniva a galla tutte le volte che l’Italia subiva attentati
terroristici, i depistaggi furono molteplici, la folla era inferocita si calmo
solo all’arrivo del presidente della repubblica Sandro Pertini che piangente di
fronte alle macerie mormorò: “Non ho parole, siamo di fronte all’impresa più
criminale che sia avvenuta in Italia”
Finirono sotto
inchiesta una ventina d’individui, ma nel 1981 la maggior parte di loro furono
scagionati.
Queste erano
le vicissitudini di questa povera Italia, un paese di segreti, corruzione e
scorribande di ogni genere, che comunque erano al di fuori della mia cerchia (8) d’influenza, anche si vi garantisco molto sentite, vissute e
sofferte.
Ma questa mi è
arrivata proprio sulla mia pelle, vuoi per scelte sbagliate o semplicemente per
la congiuntura, mi sono trovato a quarant’anni disoccupato con due figli a
carico, non posso e non voglio augurare neppure al peggiore dei nemici, di
vivere una situazione come questa, anche se oggi purtroppo sono in tanti a
provarla.
Nel 1970 mi
sono iscritto ad un’associazione di volontariato e ho esercitato sino
all’inizio della pandemia COVID, ne ho viste di tutte, ho toccato con mano la
sofferenza, ho gioito con le puerpere che accompagnavo in maternità e mi sono
rattristato quando qualcuno non sono riuscito a farlo arrivare vivo al primo
pronto soccorso, ma questa è un’altra storia, bella e triste insieme, ma che
non ha nulla a che vedere con dove voglio arrivare.
Comunque sia,
ho vissuto per interposta persona alluvioni, terremoti e catastrofi di ogni
genere, dove una politica che (9) non onora questa parola, ha lasciato molte incompiute assieme
a macerie mai tolte! La catastrofe più vicina dovuta all’incuria è stata quella
del ponte Morandi a Genova e scusate se è poco!
E finalmente
(si fa per dire) siamo arrivati al tempo del colera, pardon Covid 19, vi sembra
che un uomo che ha vissuto tante e tali vicissitudini appena saputa la cosa si
sia impaurito? Naturalmente no!
Dimenticavo
sono nato sotto le bombe e per un puro miracolo quando ero seduto sul vasino a
fare la cacca a casa della nonna paterna, per un purò caso (si vede che non era
giunta la mia ora) ho scansato il proiettile di un cecchino, (allora li
chiamavano franchi tiratori) che dopo aver sfiorato l’inferriata della terrazza
è andato a conficcarsi nell’armadino, per capirci quello dove si tenevano i
piatti.
Pertanto
quando ebbi la notizia della pandemia subito pensai all’ultima trovata del
Grande Fratello (3) certo non quello di Mediaset,
infatti, come potevo essere libero da questi pregiudizi, dopo una vita lunga
come la mia dove ne ho viste di tutti i colori.
Mi sono dovuto
ricredere la pandemia non era una trovata del Big Brothers, ma una cosa reale e
non nascondo che un po' di paura l’ho avuta e buono buono mi sono messo in
quarantena vivendo 24 h. con mia moglie dopo cinquantaquattro anni di
matrimonio e sei o sette di fidanzamento, cosa non facile poiché quando la
passione giovanile finisce rimangono solo i nodi al pettine.
Ho un hobby
che ho scoperto quando sono venuto in pensione, lo scrivere! La passione l’ho
sempre avuta tanto è vero che al lavoro mi chiamavano: “Il piccolo scrivano
fiorentino” (4) riferito ai miei rapporti fiume,
quindi una volta (10) libero da impegni lavorativi ho dato sfogo alla mia fantasia
e durante la quarantena ho finito un poliziesco di trecentonovanta pagine “La
squadra”.
Quindi fra
dormire sino alle dieci, cucinare qualcosa, pomeriggi al PC e la TV sino alla
mezza notte, hanno fatto sì che il tempo è passato, mi sono dilettato inoltre a
fotografare con un teleobiettivo 80/200, la strada vuota sotto casa e i balconi
dalla parte esterna.
Dal mio
balcone vedevo e fotografavo chi faceva le faccende di casa e le più giovani
che prendevano il sole in bikini, gioia per i miei vecchi occhi.
Ho rinunciato
ad ascoltare i TG, solo uno al giorno perché la vera pandemia è stata la
valanga di notizie ripetitive e con le varie sfumature a seconda della stazione
che le metteva in onda; poi abbiamo avuto gli esperti in video, visibili
tramite Skipe, l’esperto catastrofico e l’esperto rassicurante in una singolar
tenzone per il predominio di chi era più qualificato a dare informazioni
professionali.
All’inizio di
questa disavventura sono stato invitato a rimanere a casa dall’associazione di
volontariato dove prestavo servizio, l’ultima della serie dopo il mio inizio
nel 1970, cinquanta anni esatti, mezzo secolo una vita!
Questo mi ha
fatto sentire inutile e devo dire che ad oggi ni sento orfano di una cosa che
ho espletato per anni, solo per una mera questione anagrafica, me ne farò una
ragione, ma credo che non sarà facile.
Siamo nella
fase tre ho potuto rivedere i miei nipoti e i miei figli e fare qualche
commissione in città, ma sono sempre stato un uomo attivo, quindi non essendo
ancora decrepito, dovrò cercarmi qualcosa da fare oltre alla letteratura. (11)
Da un mio amico di vecchia data volontario anch’esso, ero
stato invitato a scrivere qualcosa su questa pandemia ma francamente avevo poco
da dire ed ho avuto la crisi della pagina bianca.
Però devo dire
che i pensieri mi si sono accalcati alla mente nelle tante ore libere, che mi
hanno fatto fare una carrellata sul mio vissuto, cosa che ancora impegnato con
il volontariato o con la scrittura, sarebbero rimasti imprigionati nella mia
mente.
Per i torti
subiti ho quasi un senso di colpa coloro che mi hanno fatto del male, sono
tutti deceduti, giuro che non ho inviato nessun anatema, sarebbe presuntuoso
pensare anche minimamente di avere questi superpoteri e se per una improbabile
causa li avessi avuti, lungi da me augurare la morte a chicchessia.
Con questo
anche io avrò fatto del male a qualcuno, ma questo e solo un problema fra me e
la mia coscienza, comunque sia credo di non averlo mai fatto almeno
coscientemente.
Un giorno fra
quelli più brutti della mia vita ero appena uscito da una seduta di
chemioterapia e mi stavo apprestando a tornare a casa, il cellulare squillò era
il centralino del posto di polizia di piazza dei Ciompi a Firenze, ero
convocato con urgenza per un colloquio come persona informata dei fatti,
nessun’altra informazione.
Il pomeriggio
stesso mi feci accompagnare da un mio parente che aveva l’autorizzazione a
transitare nelle zone a traffico limitato e quel posto di polizia era ed è
posizionato proprio in quella zona. (12)
Entrando dentro passai attraverso un lungo corridoio gremito
di poliziotti, finalmente in fondo mi trovai nell’ufficio di un giovane
ispettore che cortesemente mi fece accomodare.
Mi fu
imputato, di essere uno stalker, quindi ero diventato a un tratto imputato e
non più persona informata sui fatti.
Secondo una
denuncia precisa, dal mio cellulare erano partite ingiurie verso un signore di
Matera, perplesso dissi che non ne sapevo niente e che cadevo dalle nuvole.
L’ispettore
con fare inquisitorio mi disse che i cellulari oggi sono con la tecnica GSM
4.G, per cui non clonabili, quindi certamente ero io colui che infastidiva
questo ipotetico signore.
Altrettanto
perentoriamente dichiarai che GSM o non GSM, quelle telefonate non le avevo
fatte, per cui ero pronto a fare una contro querela, inoltre chiesi
all’ispettore se potevo parlare con l'individuo che mi accusava per chiarire
questa incresciosa situazione.
Il mio
interlocutore mi disse che non era possibile, allora il mio essere guitto
scattò come per incanto e feci questa affermazione, impostando la voce come si
addice ad un attore da strapazzo:
⎯ Ispettore le sembro un uomo che
importuna un altro uomo che non ha avuto la fortuna di conoscere e che abita a
quasi mille chilometri di distanza? Se era una donna la cosa poteva anche avere
un senso, ma con un uomo, ma stiamo scherzando!
L’uomo che
avevo davanti non abbassava la guardia insistendo, allorché chiesi di
effettuare senza esitare una (13) controquerela, a questo punto il giovane chiuse la
cartelletta della pratica cominciando a ciarlare del più e del meno e concluse
dicendomi che potevo andare.
Tirando le
somme quel colloquio non c’è mai stato, infatti nonostante la mia espressa
richiesta di avere un qualcosa a conferma della chiusura della pratica, questa
mi fu negata, per cui ho capito che il GSM non è esente dalle clonazioni,
poiché il cellulare ce l’ho da vent’anni e non l’ho mai prestato a nessuno, per
cui essendo certo che quelle telefonate non le ho mai fatte, è la prova provata
che anche il GSM 4.G può essere replicato.
A questo punto
chi mi legge si domanderà icchè c’entra il culo con le quarant’ore? E io dico e
c’entra, perché la quarantena ha portato a galla questi interrogativi che erano
nascosti in qualche anfratto del mio cervello!
Questa seconda
parte la titolerei alla maniera di Shakespeare “Essere o non essere” infatti
quello che (14) scriverò d’ora innanzi è per me un vero e proprio dilemma
amletico.
DALIA (5)
Tutto questo è
accaduto in un arco temporale di una ventina di anni, io vengo dalla
generazione del tam-tam per cui anche quando vidi il primo fax in funzione mi
sembrò una diavoleria, figurarsi il PC, ma volevo conoscere questa scatola
magica e fortunatamente trovai una ragazza che avendo un ufficio vicino a casa,
iniziò a darmi i primi nocumenti e diligentemente prendevo appunti su tutto
quello che lei mi diceva.
Sono arrivato
a conoscere questo marchingegno tanto da fare quasi tutto, naturalmente solo lo
0,01% di quello che effettivamente questa scatola può fare, per cui il debito
di riconoscenza con Dalia era enorme e siamo rimasti amici anche quando lei si
è trasferita al di la dell’oceano.
Ci sentivamo
su Face Book, Messanger e Skipe, sino a che un giorno un laconico messaggio
diceva:
⎯ Antonio la tua presa di posizione
è stata talmente offensiva per me che non voglio più colloquiare con te!
Purtroppo, non
tengo i file delle conversazioni, per cui mi dannavo per capire cosa avessi
potuto dire o fare da avere una reazione così violenta e definitiva.
Ho contattato
più volte Dalia dicendogli che anche a un condannato a morte si da la
possibilità di difendersi, ottenendo un silenzio assoluto.
L’ultimo
messaggio che gli ho inviato era piuttosto indispettito che diceva: (15)
⎯ Cara Dalia, credo che negare di
capire il motivo del contendere, teso anche a offrire le eventuali scuse, sia
oltre modo scortese, scorretto e sicuramente dettato dall’intolleranza
A questo punto
il silenzio è diventato ancora più assordante, allora ho fatto un excursus
nella mia mente per capire dove avevo potuto offendere questa donna, ma in
scienza e coscienza non ho trovato nulla per cui il dubbio rimarrà nella mia
come rimase al principe di Danimarca.
CORNELIA
In questo caso
invece si tratta di una ragazza molto giovane con gravi disagi comportamentali,
frequentavamo il solito luogo per cui avendo io sofferto di ansia e crisi di
panico, mi sono preso a cuore il vissuto di questa ragazza.
Ho cercato
nella mia poca cultura di darle un appoggio morale e materiale consigliandole
luoghi ove poter smaltire quella sbornia di vivere, naturalmente l’ho fatto con
il mio modo di fare dettato da un vissuto di uomo della strada, la ragazza
sembrava apprezzare i miei sforzi, sino a che non ricevetti un messaggio su
WhatsApp che diceva:
⎯ Antonio ti prego non ci dobbiamo
né vedere né sentirci più!
Naturalmente comprendendo la sua sofferenza esistenziale per
non chiamarla neppure erroneamente ho depennato dai social e dal telefonino il
suo nominativo, poiché in passato mi sono trovato a mandare un messaggio a una
persona che non era quella a cui il messaggio era destinato, quindi trovandomi
di fronte a una situazione patogena piuttosto importante non volevo in nessuna
maniera sbagliare.
Fin qui tutto
normale sino a che un giorno in altre faccende affaccendato ho ricevuto un
messaggio da Cornelia:
⎯ Antonio cosa ti ho fatto? Perchè mi
hai tolto dai contatti?
A questo punto
esterrefatto l’ho chiamata dicendogli il perché l’avevo bannata, ma che non
c’erano problemi che dopo quella telefonata l’avrei aggiunta di nuovo alla mia
rubrica, lei parve contenta di questa decisione.
Sembrava tutto
risolto, ma da quel contatto non è più arrivata né una chiamata né un
messaggio.
Un
atteggiamento a dir poco anomalo, ma andando a controllare sui social l’ho
vista molto in forma e sorridente, quindi data la notevole differenza di età,
forse ha ritenuto non avere più bisogno del vecchio chaperon.
ASSUNTA
Le prime
storie tutto sommato rientrano in una logica femminile, che non condivido, ma
sforzandomi riesco a capirle anche se solo parzialmente.
Ma questa la
porgo alla pubblica attenzione poiché per quanti sforzi faccia non l’ho capita
e credo che non la capirò mai, 18 Assunta è una donna non una ragazzina quaranta anni, nata in
Umbria è arrivata dall’estero dove lavorava, perché ha trovato un ingaggio a
Firenze.
Ci siamo
frequentati per un hobby comune non retribuito, Assunta e una donna sveglia,
attiva e molto aperta, per cui io mi adattavo al suo vissuto e con la mia
boccaccia ho sparato cazzate a raffica, Assunta sembrava non solo accettare gli
sberleffi, ma anche di divertirsi.
Poi è arrivato
il Covid e siamo stati costretti in casa, quindi abbiamo continuato a
frequentarci attraverso i social network, addirittura il primo giorno di
chiusura totale, Assunta che vive sola si collegò con una video chiamata, era
chiaramente come tutti noi prostrata da questa mazzata che ci è arrivata fra
capo e collo, con mia moglie abbiamo cercato di rincuorala nonostante fossimo
impauriti anche noi, ma al contrario di lei noi eravamo in due.
Ho ricevuto da
lei telefonate, quando era fuori per la spesa e molti post su face Book, nulla
faceva presagire quello che stava per accadere.
Un pomeriggio
sul tardi Assunta ha postato una foto scherzosa che evidenziava il nome volgare
di un pene, alcune sue amiche di chat dicevano che sarebbe stata una buona cura
per passare al meglio la clausura, quindi eravamo in un colloquio fra amici
senza se e senza ma!
È seguito Il
mio commento:
⎯ Ragazze, pur sforzandomi non sono
riuscito a capire a cosa alludevate!
La mia era una
burla sulla burla, dato l’argomento trattato mi era sembrato di seguire il fil
rouge dell’argomento, ma 19 nonostante tutto, il mio intervento non era stato per niente
indecente.
Ebbene
immediatamente dopo è arrivato un post molto sgrammaticato e chiaramente
scritto in uno stato di eccitazione, che diceva più o meno così:
⎯ Non volevo arrivare a questo, ma
non ne posso più delle tue schifezze!
Naturalmente
era più lungo e guarnito di frasi molto forti, il post proseguiva con un
turpiloquio che avrebbe fatto arrossire gli scaricatori di porto ubriachi.
Subito dopo
assunta ha bloccato la mia pagina Face Book e il collegamento WhatsApp, ho
fatto appena in tempo a inviargli un sms, poiché quello non aveva avuto il
tempo di bloccarlo o forse non ci aveva pensato; la mia puntuale risposta può
al contrario essere postata per intero e lo faccio:
⎯ Non posso che accettare la tua
decisione, ma nella mia risposta non mi riferivo a niente di quello che tu hai
pensato. Un solo rammarico le mie cazzate sono sempre state fini a sé stesse,
ma se ti davano così tanto fastidio bastava parlar chiaro come hai fatto ora. È
doveroso chiederti scusa, ma sei sicura che le tue offese le meritavo? Ti ho
cancellato anche io sul telefonino infatti questo è un sms, così non dovrai più
sopportare le mie schifezze. Ma ti assicuro Assunta che tu di me non hai capito
un piffero, buona vita.
Naturalmente queste situazioni accadono alle persone
estroverse e aperte verso gli altri, poiché chi al contrario è un introverso,
non incorrerà mai in queste gaffe, qualcuno potrebbe obbiettare ma come mai
sono sempre donne?
Rispondo senza
tentennamenti, a me le donne sono sempre piaciute e continuano a piacermi anche
oggi in età avanzata.
Ma non è un
algoritmo preciso, va da sé che con le amicizie maschili non è mai accaduto e
non è che siano mancati i motivi del contendere.
La differenza
sostanziale sta che il maschio quando ha qualcosa sullo stomaco te lo dice e se
rompe un’amicizia lo fa riassumendo tutte le motivazioni che lo hanno portato a
prendere quella decisione.
Infine, i
maschi e le femmine non solo sono diversi nel sesso ma più che altro nelle
relazioni interpersonali, questa non è una scienza esatta, ma solo una
constatazione registrata durante il mio vissuto, ma naturalmente chiedo
comprensione a tutti coloro che non si riconoscono in questa mia esposizione.
...........ooooooooooOoooooooooo..........